29.01.2018 | News WSL
A causa dell’aumento delle temperature e del maggiore apporto di sostanze nutritive, la maggior parte delle piante di montagna situate al limite inferiore del proprio areale di diffusione sale più velocemente in quota rispetto a quelle situate al limite superiore: lo dimostra uno studio svolto dall’Università di Vienna e dall’istituto federale di ricerca WSL. La flora alpina d’alta quota si troverà quindi sempre più in difficoltà.
Molto studi hanno dimostrato che in seguito ai cambiamenti climatici le piante di montagna tendono a spostare verso l’alto il loro limite di diffusione superiore. Questa “fuga verso l’alto” è una tipica reazione al costante aumento della temperatura, ai maggiori apporti di sostanze nutritive attraverso l’aria e a un periodo vegetativo più lungo. Sui cambiamenti che avvengono nel limite di diffusione inferiore si sa ancora relativamente poco. Per poter valutare correttamente la minaccia di una specie, è tuttavia necessario conoscere la sua reazione lungo tutto l’areale di diffusione.
I ricercatori dell’istituto federale di ricerca WSL e dell’Università di Vienna hanno analizzato negli anni passati i dati di numerosi studi sulla diffusione, ottenendo così un quadro completo sulle reazioni della flora alpina ai cambiamenti globali. Le tendenze principali: a causa dei cambiamenti climatici, per la maggior parte delle specie entrambi i limiti tendono a spostarsi verso l’alto e la popolazione di molte specie aumenta all’interno del proprio areale di diffusione. Questa ultima tendenza riguarda soprattutto le specie che necessitano di sostanze nutritive e che traggono beneficio dagli apporti nutritivi artificiali. Tuttavia, le specie provenienti dai piani altitudinali più bassi reagiscono più rapidamente e dovrebbero quindi avvicinarsi di più alla flora alpina. I risultati dello studio sono stati pubblicati nella rinomata rivista specializzata “Proceedings of the National Academy of Sciences of the U.S.A. (PNAS)”.
La maggior parte delle piante si spinge verso l’alto
Un team del WSL e dell'Università di Vienna ha analizzato i cambiamenti lungo tutti i piani altitudinali di 183 piante alpine. A tal fine, ha confrontato i dati sulla distribuzione di queste specie sulle Alpi austriache, svizzere, italiane, slovene e tedesche durante la prima metà del XX secolo con i quelli sulla loro attuale distribuzione nella stessa area. “La maggior parte della flora alpina sembra spostare lentamente e uniformemente verso l’alto tutto il suo areale di diffusione e quindi sembra che per il momento tragga profitto dai cambiamenti climatici”, afferma Sabine Rumpf, prima autrice dello studio dell’Università di Vienna. In media, le specie si sono spostate verso l’alto di 20-35 m. E all’interno del loro areale di diffusione, molte specie hanno aumentato la loro popolazione.
I risultati mostrano tuttavia grosse differenze tra le singole specie. Una tipica specie che ha spostato verso l’alto il suo limite di diffusione inferiore e superiore è il ranuncolo alpestre (Ranunculus alpestris). Il suo limite di diffusione inferiore è salito di ben 385 m, quello superiore tuttavia solo di 21 m. Questa specie popola oggi una piano altitudinale di un terzo più stretto rispetto a un secolo fa. Per l’anemone alpino (Pulsatilla alpina) questo piano si è ristretto addirittura del 43%, visto che il limite di diffusione inferiore è salito notevolmente, mentre quello superiore è sceso di 12 m rispetto a prima. Altre specie ancora, come ad es. la sassifraga gialla (Saxifraga aizoides), hanno ampliato il loro areale di diffusione sia verso il basso che verso l’alto. Per contro, il limite di diffusione inferiore e superiore della primula irsuta (Primula hirsuta) oggi si sono spostati più in basso rispetto a prima.
Dati provenienti dall’intero arco alpino
“L’aspetto particolare di questo studio condotto congiuntamente è che abbiamo analizzato una gran quantità di dati provenienti da molte regioni alpine”, afferma Niklaus Zimmermann, co-autore del WSL. “Questo ci ha permesso di dimostrare tendenze affidabili nonostante le differenze regionali e specifiche delle specie”. Gli studi precedenti erano per lo più limitati a regioni più piccole e principalmente al limite di diffusione superiore. La varietà dei dati del presente studio ci permette di affermare chiaramente che il limite di diffusione inferiore di molte specie sale più velocemente rispetto a quello superiore, con la conseguenza che oggi viene complessivamente popolato un piano altitudinale più stretto rispetto al passato. Quindi alle quote più alte lo spazio diventerà sempre più stretto, perché le specie vegetali che si spingono verso l’alto metteranno progressivamente in difficoltà quelle già presenti.
Velocità differenti con vincitori e vinti
Tuttavia, i cambiamenti non avvengono con la stessa velocità a tutte le quote. “I limiti di diffusione si sono spostati tanto più in alto quanto più in basso si trovavano in passato e le specie con una concentrazione storicamente situata ai piani inferiori potranno crescere di numero”, spiega Sabine Rumpf. Nel complesso, questo si traduce in una flora alpina con reazioni più rapide da parte delle specie provenienti dalle quote di bassa e di media montagna e più lente, talvolta persino opposte, da parte di quelle che da sempre popolano le quote alpine. Le differenti velocità e direzioni nell’adattamento faranno sì che i vincitori e i vinti del cambiamento globale subiranno una selezione lungo il gradiente barico verticale. Circa 20% delle specie, per lo più adattate a siti poveri di sostanze nutrienti, sembrano essere i perdenti dei recenti cambiamenti: oggi sono nettamente più rare rispetto a prima e allo stesso tempo popolano un piano altitudinale più stretto a quote più elevate. Le specie che vi giungono invece da quote più basse saranno prevalentemente tra i vincitori.
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