29.06.2017 | News
A causa dei cambiamenti climatici, tre delle specie di ungulati più diffusi sulle Alpi – camoscio, stambecco e cervo nobile – in tarda estate/autunno spostano i luoghi in cui soggiornano abitualmente ad altitudini più elevate. Lo ha dimostrato un gruppo internazionale di ricercatori sotto la guida dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL.
Negli ultimi decenni la scienza ha documentato numerosi esempi di specie animali e vegetali che si sono trasferite per vivere a quote più alte a causa dei cambiamenti climatici. Come hanno dimostrato i ricercatori con l’aiuto di una raccolta di dati unica nel suo genere a livello mondiale, questa migrazione riguarda anche le specie di ungulati tipiche delle Alpi: l’Ufficio per la caccia e la pesca dei Gigioni ha infatti documentato più di 230’000 siti nei Grigioni nei quali tra il 1991 e il 2013 sono stati abbattuti caprioli, cervi nobili, camosci e stambecchi.
Dall’analisi di questi dati emerge che in questo intervallo di tempo i luoghi in cui soggiornano lo stambecco, il camoscio e il cervo nobile si sono spostati ad altitudini più elevate, in media di 135, 95 e 80 metri. «Questa raccolta di dati, unica nel suo genere, dimostra che anche i grandi animali a sangue caldo reagiscono all’aumento della temperatura ambientale», afferma Kurt Bollmann del gruppo di ricerca Biologia della conservazione in seno al WSL, coautore dello studio pubblicato sulla rivista specializzata Ecosphere. Sino oggi si supponeva che questa migrazione riguardasse soprattutto le piante e gli animali a sangue freddo come rettili o insetti.
Comportamento variabile di anno in anno
Lo studio mostra che il comportamento degli ungulati dipende dalle condizioni di vita durante la stagione della caccia e varia di anno in anno in base alle condizioni climatiche. Quando l’autunno è caldo e privo di neve, i luoghi in cui vengono abbattuti cervi nobili, camosci e stambecchi si trovano ad altitudini più alte. Queste sono le specie che per nutrirsi dipendono prevalentemente da pascoli montani e prati alpini. Per quanto riguarda il capriolo, che è più legato ai suoi territori e al bosco, la migrazione alle quote più alte è stata invece meno pronunciata.
Negli ultimi 20 anni, nell’area oggetto dello studio la temperatura media a settembre e ottobre è aumentata di 1,3 °C: una tendenza che secondo i modelli climatici dovrebbe continuare anche in futuro. Questo aumento causerà cambiamenti dell’offerta, dell’accessibilità e della qualità dell’alimentazione vegetale nel bosco di montagna, che costringeranno gli animali a dover ulteriormente adattare l’assunzione di cibo in funzione dell’altitudine. I risultati raccolti sinora dimostrano che nei Grigioni il cervo nobile, il camoscio e lo stambecco reagiscono in modo flessibile ai cambiamenti climatici. Oggi non è tuttavia ancora possibile valutare in modo definitivo se ciò avrà conseguenze a lungo termine sulla popolazione di questi ungulati. “La documentazione coerente, precisa e continua dei luoghi di abbattimento rappresenta ad ogni modo un’importante e preziosa base per la futura ricerca sugli effetti dei cambiamenti climatici sui grandi animali selvatici”, sostiene il coautore Hannes Jenny dell’Ufficio per la caccia e la pesca dei Grigioni.
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Links e documenti ¶
Studio originale:
Büntgen, U., L. Greuter, K. Bollmann, H. Jenny, A. Liebhold, J. D. Galvan, N. C. Stenseth, C. Andrew, and A. Mysterud. 2017. Elevational range shifts in four mountain ungulate species from the Swiss Alps. Ecosphere 8(4): e01761. 10.1002/ecs2.1761 Link: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ecs2.1761/full
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