04.11.2016 | News
A causa del cambiamento climatico, i fiori alpini rischiano di essere soppiantati dai concorrenti della pianura. Al fine di stimare il futuro della genziana, della stella alpina (Edelweiss) e di altri fiori alpini, i ricercatori dell' Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSLhanno trapiantato dieci tonnellate di tappeto erboso alpino da 2100 m.s.m. a 1400 m.s.m.
Le piante alpine costituiscono un elemento importante per la cultura svizzera, basti pensare alle genziane raffigurate sulle confezioni del burro e alle stelle alpine sulle camicie dei malgari. Se il clima, come previsto dagli esperti, dovesse effettivamente diventare più caldo, queste piante si troverebbero in una situazione di pericolo. Verrebbero invase nel loro territorio da vari insetti fitofagi e da tipiche piante della pianura, come la piantaggine o la dattile. Si teme che queste ultime si espandano a scapito della sassifraga e dell’androsace, proprio perché più resistenti all’attacco degli animali voraci.
Visto che sono ancora poco conosciute le modalità e le possibilità che si verifichi una concorrenza spietata tra le varie specie nelle Alpi, i ricercatori del WSL e dell’ETH di Zurigo hanno dato il via a un esperimento sulla montagna Calanda,nei pressi di Coira). Un totale di 80 zolle di prato misto a radici, ognuna diun metro quadro e pesante 125 kg, è stato trasferito da 2100 a 1400 m.s.m., grazie a 20 voli di elicottero. Questa settimana, gli scienziati hanno inoltre trapiantato alcuni concorrenti dalla pianura nelle zolle di terra succitate. “Effettuiamo tutto ciò in autunno, perché nel periodo di ibernazione le piante reagiscono meno agli stimoli”, riporta Loïc Pellissier, professore di ecologia del paesaggio presso l’ETH di Zurigo e presso il WSL, che conduce lo studio in collaborazione col team di Jonathan Levines dell’ETH di Zurigo.
Trapianto nel clima del futuro
Con il trapianto a 1400 m.s.m., le piante alpine sono state inserite in un clima di circa 3 gradi più caldo rispetto alla loro origine, simulando la situazione che dovrebbe verificarsi alla fine del XXI secolo se non verranno prese misure contro l’emissione di gas serra, spiega Pellissier. Saranno esposte non solo a nuovi concorrenti, ma anche a nuovi insetti fitofagi. L’esperimento, che debutterà la prossima primavera, illustrerà lo svolgimento della situazione.
Dalle analisi preliminari emerge l’ipotesi che l’avvenire delle piante alpine si prospetta difficile. Nel 2012, i colleghi di Pellissier dell’ETH avevano trapiantato a 1400 m.s.m. zolle di prato provenienti da 2000 e 2600 m.s.m. Lo studio ha messo in luce come accanto ai concorrenti della pianura rapidi nella crescita, le piante alpine prosperano a stento. Non si sa se abbiano sofferto a causa di nuovi insetti fitofagi, in quanto questo tipo di analisi non era contemplata nell’esperimento.
In uno studio sulla flora d’alta quota, i ricercatori del WSL hanno dimostrato la velocità con cui le piante si spostano autonomamente in altezza. Hanno cartografato piante provenienti da 150 cime e passi alpini della Svizzera ed effettuato un paragone con i dati centenari per ogni luogo e attualmente la specie situata maggiormente in altura è stata registrata 80 metri più in alto rispetto a 100 anni fa.
Il nuovo esperimento ha un vantaggio rispetto al precedente essendo i vari fattori d’influsso sulla lotta contro la concorrenza analizzati separatamente. I ricercatori non devono inoltre aspettare 100 anni per ottenere i risultati, dato che per ogni zolla l’esperimento prevede due parti.
Insetti nell’aspirapolvere
Durante la prima parte del lavoro gli scienziati catturano tutti gli insetti possibili presenti su un metro quadrato di prato a 1400 e rispettivamente a 2100 m.s.m., attività svolta manualmente e con l’ausilio di un aspirapolvere costruito appositamente per l’occasione. La parte successiva sarà arricchita da soluzioni di terreno provenienti dai due luoghi. I ricercatori ipotizzano inoltre che le piante della pianura abbiano la meglio principalmente per merito dei funghi e dei microorganismi presenti nel suolo.
Parallelamente, altrove nelle Alpi, sono stati condotti esperimenti di questo tipo dall’Università di Losanna e dall’Università di Grenoble. In questo modo i ricercatori hanno potuto analizzare i dati di luoghi diversi e paragonarli tra di loro. L’esperimento sulla Calanda dovrebbe durare almeno 10 anni, spiega Pellissier: “Desideriamo comprendere meglio le dinamiche del processo di concorrenza, e quanto velocemente si svilupperà”.