Grappa Ticinese in botti di robinia

La robinia, specie ritenuta invasiva e ormai considerata indigena nel Sottoceneri, potrebbe essere alla base di una nuova specialità enologica: grappa ticinese affinata in botti di robinia. Con la distillazione a Mezzana è scattata la seconda fase di un progetto scientifico volto a verificarne il potenziale.

 

Durante quasi tre settimane Christian Mathys e Sergio Peverelli, ex-collaboratori della Regia federale degli alcool, hanno fatto passare le vinacce dell'intera vendemmia dell'Azienda di  Mezzana attraverso la loro distilleria mobile. Secondo Sonia Pétignat-Keller, specialista di prodotti alimentari presso Agroscope, i 350 litri di grappa ricavati sono di ottima qualità. È l'inizio della seconda fase di un progetto che durerà tre anni. Essa rappresenta il seguito della prima tappa in cui si è svolta la selezione e la segagione del  legname che potrà essere utilizzato, dopo un’attenta stagionatura che durerà fino all’inizio del 2021, per la costruzione di botti artigianali di robinia.  Oggi a Mezzana i responsabili ne hanno illustrato idea e scopi in una conferenza stampa: Mark Bertogliati dell'Istituto federale di ricerca WSL, Danilo Piccioli per federlegno.ch e Mauro Jermini del gruppo Agroscope di Cadenazzo.

Durante i prossimi sei mesi la grappa di Merlot verrà affinata in tre botti di robinia ticinese e tre di rovere giurassiano di 50 litri ciascuna. Durante il processo di maturazione e soprattutto alla fine del ciclo si procederà a paragoni tra i due affinamenti.  Da una parte usando il "naso elettronico" SMart Nose® che crea una sorta di impronta digitale di ogni campione in base alle componenti volatili dei distillati.  D'altra parte un gruppo di esperti  eseguirà  test sensoriali per descrivere le caratteristiche della grappa. Paralellamente verranno eseguite analisi chimiche ed enologiche per valutare l’evoluzione dell’invecchiamento e le interazioni tra le componenti del legno e delle grappe.

Infine si passerà alla terza e ultima fase, quella dell’analisi dei risultati e della divulgazione. In questo ultimo modulo della ricerca si valuteranno il potenziale interesse legato alla produzione di grappe affinate in legno di robinia e le possibili ricadute nell’ambito della valorizzazione di legname di latifoglie della Svizzera italiana.  Nell’auspicio dei promotori del progetto – attraverso le indicazioni che scaturiranno da questa ricerca sia a livello di rapporto costi/benefici, sia a livello enotecnico – sarà possibile coinvolgere cantine private nello sviluppo di un nuovo prodotto tipico e genuino della Svizzera italiana, il cui denominatore comune è il legno di robinia.

Nel migliore dei casi si arriverà a unire l'utile al dilettevole: ottenere una miglior gestione dei boschi di robinia e allo stesso tempo apprezzare una deliziosa grappa.

Il legno di robinia (Robinia pseudoacacia) presenta un notevole potenziale di valorizzazione, finora solo in parte sfruttato nelle nostre regioni. I popolamenti di questa specie sono presenti al Sud delle Alpi su una superficie esigua (< 1% della copertura forestale), pari a circa 1'000 ettari, dove però una gestione è in molti casi indispensabile e non di rado interessante dal profilo economico. Da queste premesse è nata l’idea di sviluppare un progetto su tre anni (metà 2018 – metà 2021) legato alla produzione di botti di robinia per l’affinamento di grappa ticinese. L’obiettivo è duplice: trovare nuove vie per la valorizzazione di legname indigeno e frondifero e, al contempo, analizzare le qualità tecniche di grappe ticinesi invecchiate in legno di robinia della Svizzera italiana.

Il progetto è finanziato dal Fondo per la ricerca forestale e del legno dell’Ufficio Federale dell’Ambiente (UFAM).

 

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