05.04.2018 | News WSL
Oggi i metodi genetici possono essere impiegati in modo proficuo nella conservazione delle natura, ad es. per rivelare come i rospi rari si danno appuntamento o quanto sono ben “connesse” tra di loro le popolazioni di gallo cedrone apparentemente isolate. Un convegno presso l’istituto WSL ha dimostrato che la genetica fornisce importanti basi decisionali per la protezione di flora e fauna.
La diversità genetica è uno dei tre pilastri della biodiversità, accanto alla diversità delle specie e degli habitat. Solo chi la conosce è in grado di avviare misure efficaci per la conservazione della biodiversità. In occasione di un convegno specializzato organizzato a Birmensdorf sulle questioni relative alla genetica applicata alla conservazione della natura, Konrad Steffen, direttore dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL, si è spinto ancora più in là: “Questa giovane disciplina di ricerca genetica fornisce conoscenze che giocano un ruolo determinante nel settore della conservazione della natura”.
Oggi le analisi genetiche svolte nel settore della conservazione della natura per incrementare e proteggere le specie sono spesso non più costose rispetto ad altri metodi, sottolinea Rolf Holderegger, che dirige il settore di ricerca Biodiversità ed ecologia della conservazione in seno all’Istituto federale di ricerca WSL. Sovente questi metodi sono addirittura gli unici che possono essere utilizzati ad es. per valutare i movimenti degli animali nel paesaggio o il collegamento tra popolazioni localmente delimitate. In Svizzera la migrazione dei lupi e di altre specie animali viene documentata sulla base delle analisi genetiche su peli, escrementi o saliva.
I metodi genetici possono fare molto, ma non tutto
Per strutturare le popolazioni di avvoltoio barbuto durante il loro re-insediamento, i metodi genetici permettono di stabilire con precisione anche il livello di endogamia. Se il livello di endogamia è troppo alto, la popolazione interessata rischia prima o poi di estinguersi. Nella pratica è inoltre importante tenere sotto controllo le popolazioni di piante e animali, in modo che non diventino troppo piccole e che mantengano la loro diversità genetica. Holderegger mette però in guardia da un entusiasmo eccessivo: “Anche se i metodi genetici hanno fatto il loro ingresso nella pratica della conservazione della natura e sotto molti profili risultano più efficaci di quelli tradizionali, non possono fare tutto”. Nella Svizzera densamente popolata ci si pone periodicamente la domanda se determinati elementi del paesaggio come ad es. strade, linee ferroviarie o fiumi rappresentino delle barriere per singole specie animali: anche questo è un tipico campo di manovra della genetica applicata alla conservazione della natura. Janine Bolliger (WSL) ha presentato uno studio che confronta i dati genetici dei rospi calamita (Epidalea calamita) con i modelli di migrazione di 50 individui dotati di radiofaro. Mentre i dati telemetrici mostravano soprattutto i movimenti migratori locali, l’analisi genetica ha evidenziato che anche le popolazioni apparentemente isolate rimangono in contatto con i loro simili situati molto distanti, permettendo così al loro materiale genetico di mescolarsi. “I rapporti di parentela sono una misura utile per capire il collegamento spaziale tra le singole popolazioni”, riassume la biologa. Anche per il gallo cedrone del Toggenburgo (Cantone di San Gallo) i ricercatori del WSL hanno stabilito che le popolazioni locali e quindi anche la loro diversità genetica sono maggiori del previsto: evidentemente questa specie riesce a spostarsi e a riprodursi su lunghe distanze, in modo da mescolare i propri geni.
Lacune nell’uso pratico
Non tutti i neonati metodi di genetica applicata alla conservazione della natura, finora utilizzati soprattutto dalle istituzioni di ricerca, sono già riusciti ad affermarsi nell’impiego pratico. L’importanza dei nuovi metodi può essere valutata solo sulla base di questioni concrete sul territorio, considerando che in molti Cantoni gli uffici di consulenza radicati a livello regionale godono di vantaggi derivanti dalla loro ubicazione, afferma Conny Thiel-Egenter della FORNAT AG. Per questo motivo è utile una stretta collaborazione tra ricerca e pratica. Thiel-Egenter cita come esempio la scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus), per il cui sostegno esiste un piano d’azione nel Cantone di Argovia. I luoghi di ritrovamento delle 18 popolazioni di questa specie di orchidea, molto distanti fra loro, devono essere rivalutati e vanno fondate nuove popolazioni tra quelle esistenti, in modo da rendere possibile uno scambio genetico naturale. Un progetto simile sulle piccole popolazioni esiste anche per la maculinea della genziana (Phengaris alcon), una specie di farfalla rara che vive nelle torbiere basse e quindi in un habitat altrettanto a rischio.
Dal momento che la genetica applicata alla conservazione della natura viene impiegata solo da poco tempo a livello pratico, prosegue Thiel-Egenter, ci sono ancora pochi casi di successo e di conseguenza la maggior parte delle autorità che si occupano di conservazione della natura non si fida ancora dei metodi genetici. “I metodi genetici non si sono affermati neanche nel settore della valutazione dell’impatto ambientale, anche se sarebbero molto efficaci e quindi importanti”, conclude la biologa.
La genetica come base per gli studi di impatto nel settore della conservazione della natura
Lo stato dell’arte raggiunto nell’ancora giovane genetica applicata alla conservazione della natura presentato al convegno specializzato deve essere considerato solo una tappa intermedia di un progresso che avanza velocemente. Secondo il responsabile del convegno Felix Gugerli, il fatto che già oggi, dopo pochi anni di impiego pratico, sia già possibile utilizzare concretamente le analisi genetiche per i progetti di conservazione della natura o valutare geneticamente il successo di misure già realizzate è impressionante. “Il ventaglio delle possibili applicazioni è sempre più ampio”, conferma Gugerli. Nell’era dei cambiamenti climatici, per il campo dell’ecologia della conservazione sarebbe ad es. particolarmente importante la possibilità di poter considerare anche il potenziale di adattamento alle mutate condizioni ambientali delle specie vegetali e animali minacciate di estinzione.
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