Passeggiate in bosco durante il lockdown – chi va più spesso, chi non più

03.06.2020  | Beate Kittl / Reinhard Lässig | News WSL

Troppa gente nel bosco? A partire da metà marzo, il lockdown causato dal coronavirus ha cambiato notevolmente le modalità di fruizione del bosco da parte della popolazione svizzera. Lo dimostra il paragone tra due sondaggi svolti prima e durante la crisi condotto dall’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL.

Agli inizi di aprile, al culmine del lockdown causato dal coronavirus in Svizzera, molte persone hanno visitato il bosco con una frequenza maggiore rispetto a quando non c’erano misure di contenimento. Tuttavia, molto più alto è stato il numero di persone in cerca di relax che hanno frequentato meno il bosco o non vi sono state affatto. È quanto emerge da uno confronto tra due sondaggi svolti dai ricercatori del WSL prima e durante il lockdown.

Nel quadro del progetto «Monitoraggio socioculturale del bosco» (WaMos), all’incirca ogni 10 anni viene svolto per conto dell’Ufficio federale dell’ambiente UFAM un sondaggio a livello nazionale sul rapporto della popolazione con il bosco. Attualmente è in corso la terza edizione di questo sondaggio. Concetto e metodo del sondaggio nazionale svolto dall’istituto LINK su 8000 persone sono stati sviluppati dal WSL, che ne analizza i risultati. Questo sondaggio si è concluso il 9 marzo, cioè prima del cosiddetto «lockdown», e quindi non aveva ancora niente a che vedere con il coronavirus.

Le visite occasionali sono diminuite notevolmente

Il team guidato da Marcel Hunziker, responsabile del gruppo Scienze sociali del paesaggio in seno al WSL, ha colto l’occasione per riproporre agli inizi di aprile – cioè in pieno lockdown – il sondaggio appena concluso, questa volta però limitato agli aspetti concernenti il valore ricreativo del bosco, riuscendo a coinvolgere circa 1000 persone che avevano già partecipato al primo sondaggio.

A causa del tempo primaverile predominante agli inizi di aprile, i ricercatori hanno confrontato le risposte degli intervistati sulla frequenza delle loro visite nel bosco durante la prima settimana del lockdown con quelle fornite sulla frequenza delle loro visite nel bosco durante la stagione più calda dell’anno. Da questo confronto è emerso che la frequenza delle visite nel bosco è cambiata in due diverse direzioni: moltissime persone si sono recate nel bosco meno spesso rispetto a quanto erano abituate a fare nella stagione più calda, molte altre però anche molto più spesso. A diminuire notevolmente è stato invece il numero dei frequentatori «occasionali» del bosco (vedere il grafico). Inoltre, è emerso anche che durante il lockdown le visite nel bosco sono state mediamente più brevi e più vicine al luogo di residenza del solito.

La popolazione urbana si rifugia nel bosco

Notevoli differenze sono emerse tra le singole regioni linguistiche e tra città e campagna: durante il lockdown, nella Svizzera tedesca molte più persone hanno visitato notevolmente più spesso il bosco rispetto alle altre regioni. Per contro, nella Svizzera italiana è aumentato in misura netta il gruppo delle persone che frequentano il bosco molto raramente. I ricercatori riconducono questa circostanza al fatto che la Svizzera meridionale è stata più colpita dal coronavirus. I dati della Svizzera romanda si sono collocati a un livello intermedio.

Durante il lockdown, su base giornaliera si è recato nel bosco un numero di cittadine e cittadini nettamente maggiore rispetto a una normale primavera. Questo potrebbe ricollegarsi al fatto che molti spazi verdi urbani (ad es. parchi, zone ricreative lungo le acque) erano chiusi o venivano evitati dalla popolazione a causa del distanziamento sociale. Al di fuori degli agglomerati urbani si è osservata invece una diminuzione delle visite nel bosco.

Il coronavirus cambia la motivazione che spinge a fruire del bosco

Le ragioni della frequentazione del bosco spaziavano dai motivi sociali (andare a trovare amici e familiari, divertirsi, fare un picnic ecc.) al fitness e fino alla salute fisica e psichica.

Coloro che hanno evitato il bosco lo hanno fatto soprattutto per motivi legati al coronavirus, in particolare perché facevano parte di un gruppo a rischio o perché volevano cautelarsi per evitare un contagio. Ben si inserisce in questo contesto anche il fatto che alcune persone si sentissero disturbate più del solito dalla presenza nel bosco di un numero maggiore di persone in cerca di relax (cioè di possibili fonti di contagio). Ciononostante, le persone che durante il lockdown hanno visitato il bosco sono state generalmente più tolleranti rispetto alla norma: nel bosco si sono sentite meno disturbate del solito, persino dai ciclisti che solitamente rappresentano una fonte di fastidio per molte persone in cerca di relax: un segno di comprensione reciproca e coesione in tempi di crisi?

«Il fatto che il lockdown sia iniziato subito dopo il nostro grande sondaggio sul bosco e che quindi con un sondaggio successivo sarebbe stato possibile confrontare direttamente le visite del bosco da parte della popolazione prima e dopo la situazione di emergenza è stato per noi una “fortuna nella sfortuna”», spiega Marcel Hunziker. «Ciò ci ha permesso di analizzare non solo la frequentazione del bosco di per sé, ma anche i cambiamenti causati dal lockdown, così come di valutare l’importanza del bosco in tempi di crisi». Si tratta di un’importante base per le future strategie di gestione delle crisi, perché in Svizzera il bosco è un luogo di relax essenziale, soprattutto vicino alle città. E proprio in tempi di crisi il relax è molto importante.

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