25.05.2021 | Claudia Hoffmann | News SLF
La complessa struttura dei boschi rende difficile calcolare il disgelo nevoso nelle aree boschive. Tuttavia, grazie a diversi sistemi di misura con droni, aerei o dal territorio, così come al perfezionamento delle simulazioni al computer, oggi questo calcolo riesce meglio di prima. Ciò permette non solo di formulare previsioni migliori sul disgelo nevoso, ma anche di rendere più precise le previsioni meteo.
L’acqua prodotta dalla fusione della neve fornisce un importante contributo all’approvvigionamento idrico. Il disgelo nevoso mette inoltre in moto importanti processi ecologici che risultano fondamentali per la crescita delle piante. Per questo motivo, occorre prevedere la quantità acqua di fusione disponibile. Tuttavia, per i boschi questi calcoli sono molto più complessi rispetto agli spazi aperti. All’interno di un bosco, infatti, i modelli di distribuzione della neve e di disgelo nevoso sono complicati: un bosco fitto o rado, le radure, i margini e le zone ombreggiate creano enormi differenze nei tassi di disgelo. La maggior parte dei modelli di disgelo nevoso non è in grado di rappresentare tali differenze spaziali della struttura del bosco, né il loro impatto sui flussi di massa e di energia. Ciò non solo causa errori nel calcolo del disgelo nevoso, ma produce anche incertezze quando si tratta di modellare il clima del futuro perché anche il potere riflettente e quello assorbente dei boschi innevati giocano un ruolo di primo piano.
Oggi i ricercatori del gruppo Idrologia nivale dell’SLF sono riusciti a migliorare notevolmente le previsioni del disgelo nevoso nelle aree boschive. Fondamentali per questo miglioramento sono stati sia i metodi di misura che i modelli numerici:
- Osservazioni sul territorio, così come supportate da droni e aerei: l’irradiazione solare e la radiazione termica sono fattori importanti per il disgelo nevoso nei boschi. Sensori di radiazione, telecamere o scanner laser consentono di rilevare con precisione i modelli di irradiazione solare e di radiazione termica del bosco, la struttura del bosco così come diversi modelli numerici del manto nevoso.
- Modellazione della radiazione e della neve nei boschi: con l’aiuto dei valori misurati citati sopra è stato possibile migliorare i modelli numerici sul disgelo nevoso esistenti. Di particolare rilevanza sono le cosiddette immagini emisferiche, che vengono riprese dal suolo del bosco verso le chiome degli alberi situate in alto. Queste immagini rendono evidente dove e in che misura l’irradiazione solare viene schermata dal bosco. In combinazione con l’orbita solare diventa così possibile calcolare, lungo tutta la stagione della neve e in diversi punti indipendenti all’interno del bosco, quanta radiazione giunge fino al suolo. Ciò consente di rappresentare con molta precisione la struttura del bosco all’interno dei modelli di radiazione.
Incorporando i modelli di radiazione perfezionati in un modello del manto nevoso boschivo su base fisica, i ricercatori possono ora formulare previsioni del disgelo nevoso molto più precise. In questo modo si possono migliorare le previsioni del servizio operativo di idrologia nivale, rilevanti ad esempio per gli avvertimenti di piena. Ma non solo: sarà inoltre possibile comprendere meglio le interazioni tra neve, radiazione riflessa e clima, migliorando così le previsioni meteo nelle regioni boschive innevate.
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