11.12.2024 | Jochen Bettzieche | SLF News
I ricercatori dell'SLF hanno utilizzato i dati satellitari per ottimizzare i loro modelli, che utilizzano per prevedere la quantità di neve presente e quando e dove si scioglierà. Questi progressi sono importanti per poter avvisare tempestivamente di alluvioni e inondazioni.
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La grande domanda di ogni primavera: quando inizierà a sciogliersi la neve? C'è una minaccia di inondazioni, quanto ci si può aspettare dallo scioglimento della neve, quando le Alpi saranno libere dalla neve? I ricercatori dell'SLF hanno utilizzato dati satellitari ad alta risoluzione per rendere i loro modelli di previsione ancora più precisi. «Una sfida specifica è garantire che il manto nevoso nei modelli inizi a sciogliersi al momento giusto», spiega l'idrologo della neve Bertrand Cluzet del Servizio operativo di idrologia della neve (OSHD) dell'Istituto WSL per lo studio della neve e delle valanghe SLF. Ha analizzato i dati satellitari radar dal 2017 al 2021 e ha estratto informazioni specifiche sulla presenza o meno di acqua nel manto nevoso. Ha integrato queste informazioni nei modelli.
Cluzet ha analizzato la distribuzione della neve bagnata in tutta la Svizzera e in alcune regioni di confine all'estero, su una superficie totale di 98.550 chilometri quadrati. Le immagini satellitari integrano bene i dati di misurazione esistenti, poiché registrano la situazione dallo spazio anche in regioni difficilmente accessibili in inverno e dalle quali non sono quindi disponibili informazioni sul manto nevoso, afferma Cluzet: «I nostri risultati suggeriscono che le mappe della neve bagnata contengono preziose informazioni in tempo reale per i modelli di manto nevoso e integrano bene le misurazioni dell'altezza della neve in pianura, soprattutto su terreni complessi e ad altitudini più elevate.»
La sua analisi ha dimostrato che i modelli computerizzati non erano così precisi come si pensava in precedenza. Cluzet ha innanzitutto confrontato i risultati del suo modello con i valori reali di 444 punti di misurazione in un terreno pianeggiante. «Il modello computerizzato e la realtà corrispondevano bene», afferma Cluzet. Tuttavia, la situazione era diversa sui terreni scoscesi. Qui, i dati satellitari hanno mostrato che il modello non sempre calcolava in modo affidabile i processi di innevamento in primavera e talvolta sottovalutava la diffusione della neve bagnata, soprattutto sui pendii esposti al sole. Questo ha portato a previsioni imprecise in passato.
Il ricercatore ha quindi migliorato il modello computerizzato in modo da prevedere con maggiore precisione il contenuto d'acqua nel manto nevoso. Su questa base, le previsioni odierne sulla quantità d'acqua disponibile dallo scioglimento delle nevi in primavera sono più affidabili. «Abbiamo ridotto notevolmente l'incertezza che esisteva in precedenza», spiega il ricercatore.
La neve stagionale è di importanza cruciale per l'idrologia delle regioni montane, aggiunge lo scienziato: «Il deflusso della neve è spesso decisivo per le aree a valle, ad esempio per l'agricoltura o per la produzione di elettricità nelle centrali idroelettriche.» Un intenso scioglimento delle nevi, combinato con precipitazioni persistenti, può anche contribuire a devastanti inondazioni.
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